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Cos’è il biofeedback?

Il biofeedback (retroazione biologica) è una tecnica terapeutica basata su una strumentazione elettronica atta a rilevare, durante diverse fasi, i valori di alcuni parametri fisiologici che vengono elaborati in tempo reale da un sistema computerizzato.

L’analisi dei dati consente di valutare lo stato dell’attività del sistema nervoso neurovegetativo e di stabilire il rapporto esistente tra l’attività dei sistemi parasimpatico e simpatico con un indice attendibile del livello di vulnerabilità allo stress e quindi alle malattie psicosomatiche legate all’ansia.

I principali indici misurati dallo strumento sono:

- Tensione muscolare (EMG)
- Conduttanza elettrica cutanea (GSR)
- Temperatura periferica (Thermal)
- Frequenza cardiaca (HRV)

Una sessione di biofeedback dura circa 20 minuti e la rilevazione dei parametri fisiologici avviene mediante l’utilizzo di sensori e trasduttori, dunque sicura per la salute della persona e non invasiva. In particolare:
  • l’attività muscolare è rilevata tramite tre sensori, posti sulla fronte;
  • l’attività elettrodermica è rilevata attraverso due sensori fissati al dito indice e a quello medio della mano dominante;
  • l’attività termica è rilevata con un sensore di precisione posizionato sulla superficie del dito mignolo della mano non dominante;
  • l’attività cardiaca è rilevata con tre sensori: il primo (di riferimento) è posizionato sul braccio della mano sinistra e gli altri due (attivi) sono posizionati ai polsi delle due mani.

Una sessione di biofeedback si realizza attraverso diverse fasi:

1. Fase di adattamento: applicazione dei sensori e stabilizzazione dei segnali.
2. Fase di rilevazione delle misurazioni basali: rilassamento e registrazione della baseline.
3. Fase di stress oggettivo: assegnazione di compiti cognitivi, come ad esempio l’esecuzione di
calcoli matematici.
4. Fase di recupero: rilassamento e ripristino dei parametri fisiologici basali.
5. Fase di stress soggettivo: stimolazione ansiogena.
6. Fase di recupero: rilassamento e ripristino dei parametri fisiologici basali.

Con l’elaborazione dei dati si ricava una misurazione numerica e grafica, obiettiva e completa, che permette di:

- valutare l’andamento normale o patologico degli eventi fisiologici analizzati;
- ripristinare il normale andamento di questi eventi interni, altrimenti involontari e non percepibili, che la persona può gradualmente controllare servendosi dei segnali visivi e/o acustici (i cosiddetti feedback, o informazioni di ritorno) che gli vengono presentati.

In base alle misurazioni è possibile individuare un indice attendibile di vulnerabilità alle seguenti patologie:

  • disturbi da stress: profilo psicofisiologico caratterizzato da stato di allerta continuo, ipertono muscolare, tachicardia, vasocostrizione e ipotermia periferica;
  • manifestazioni ansiose e/o fobiche: alterazioni della conduttanza cutanea e, in misura minore,del segnale miolettrico, durante l’immaginazione o la presenza dello stimolo fobico;
  • manifestazione depressive: scarsa reattività elettrodermica ed una elevata attività miolettrica in presenza di ideazioni disforiche.
Dal profilo psicofisiologico ottenuto è possibile personalizzare il training di biofeedback in base al modo in cui risponde allo stress ciascun individuo.

Per quanto riguarda i campi di applicazione del biofeedback, sono stati ottenuti risultati consistenti nelle aree cliniche, mediche e psicologiche.
In campo medico, discreti risultati sono stati ottenuti trattando l’emicrania con il biofeedback termico e la cefalea muscolotensiva con il biofeedback elettromiografico.
Il biofeedback è risultato indispensabile, oltre che nella riabilitazione neuro-muscolare, nel trattamento della sindrome temporo-mandibolare e nella cura e nella prevenzione dei crampi professionali in ambito lavorativo e sportivo.
In campo psichiatrico e psicologico questo strumento è fondamentale per le diagnosi di disturbo da stress (es. le fobie) e facilita il trattamento dei tic, delle balbuzie e delle sindromi ipercinetica e di Gilles de La Tourette.
In generale, il biofeedback viene utilizzato nei disturbi legati a reazioni di stress (come l’emicrania) per individuare le funzioni disregolate dall’ansia, e la terapia prevede l’acquisizione di nuove abitudini regolative mediante tecniche di rilassamento. Nel caso invece dei disturbi che originano da specifici riflessi condizionati (come ad esempio le fobie) l’intervento ha come obiettivo
l’estinzione di questi riflessi con tecniche di decondizionamento e di desensibilizzazione.


In conclusione, possiamo affermare il biofeedback è uno degli strumenti più adatti per la gestione 
dello stress, in quanto consente di migliorare l’equilibrio fisiologico di base e potenziare la propria capacità di recupero. I sintomi che accompagnano lo stress cronico, infatti, sono spesso associati ad uno stato di iper-attivazione fisiologica e/o ad una riduzione dell’attività parasimpatica/vagale.