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Il programma MBSR ha evidenziato la sua validità terapeutica per la cura di tutti i disturbi derivanti dallo stress, è in grado di favorire il controllo dei comportamenti disadattivi (disturbi d’ansia, attacchi di panico, ecc.) e di promuovere il benessere psicofisico.

Questa prima applicazione della Mindfulness nel campo clinico risale alla fine degli anni Settanta del secolo scorso, per opera di Jon Kabat-Zinn, medico all’Università del Massachussetts, che iniziò a praticarla in ambito ospedaliero con pazienti adulti affetti da dolori cronici di varia natura, resistenti alle terapie farmacologiche. Il programma non si caratterizza come una forma di psicoterapia, piuttosto come un addestramento psico-educativo mirato al sistema mente-corpo, nel filone della “medicina complementare e integrativa”.
Alla base del modello di intervento vi è la constatazione che gli aspetti e gli eventi della vita in genere sono vissuti distrattamente, in modalità del tipo “pilota automatico”. Ciò avviene a partire da forme di percezione e di cognizione più elementari che si presentano nel nostro organismo, come ad esempio la funzione del respirare. Un’altra idea fondamentale è che la consapevolezza del momento presente (being mode) possa costituire un’alternativa al pensiero ruminativo, sia nella modalità di avversione, sia nella modalità rivolta continuamente a “pensare a cosa fare”.
Il programma di intervento non è rigidamente predisposto, ma si adatta di volta in volta al contesto e alle esigenze: si tratta di una serie di incontri settimanali di 2 ore circa, in formato di gruppo, a cui si aggiunge un ritiro conclusivo di due giorni. Ai pazienti viene richiesto un impegno quotidiano per la pratica formale di 30 minuti circa e per la pratica informale su una o più attività che permette di generalizzare la pratica formale nella propria vita.


Le pratiche formali di consapevolezza più usate sono:

  1. Il Body scan, o scansione del corpo, che consiste in una lenta focalizzazione dell’attenzione sulle diverse zone del proprio corpo, una alla volta, da una posizione comoda e stabile, partendo dall’alluce del piede arrivando fino alla sommità del capo e all’intero corpo.
  2. La Meditazione seduta, che include diversi tipi di pratiche quali la consapevolezza del respiro, del corpo nel suo insieme, dei suoni, dei propri pensieri ed emozioni, e la consapevolezza aperta verso tutti gli oggetti dell’esperienza man mano che si presentano; l’attenzione è sempre posta in maniera intenzionale e non giudicante.
  3. L’Hatha Yoga, che include la consapevolezza sul respiro e su diverse posture, oltre che sulle sensazioni corporee associate a esercizi di stiramento e rilassamento dei muscoli; in questa pratica ci si addestra anche a riconoscere e rispettare i propri limiti e a lasciar andare l’impulso a superarli.
  4. La meditazione camminata o sulla camminata, che consiste nel portare un’attenzione non giudicante alle sensazioni delle piante dei piedi man mano che si cammina avanti e indietro in un certo spazio.

La pratica informale consiste invece nel portare consapevolezza alle esperienze interne ed esterne della quotidianità come il mangiare, il lavarsi, il parlare, il relazionarsi, e così via fino ad arrivare alla pratica informale su momenti di benessere e di malessere. Inoltre, i partecipanti sono invitati a coltivare attitudini di gentilezza e compassione verso se stessi e verso gli altri, conosciuti o sconosciuti, amici o nemici.
Il primo studio di esito sul programma MBSR condotto da Jon Kabat-Zinn è stato pubblicato nel 1982; a questo sono seguiti negli anni molti altri studi che hanno replicato i risultati positivi, offrendo alle comunità scientifiche numerosi ed interessanti elementi ufficializzati sull’efficacia di questi interventi. L’approccio MBSR è stato sperimentato su numerose popolazioni e in diversi contesti: medico, psichiatrico, educativo, e sui luoghi di lavoro. Al momento le evidenze scientifiche mostrano significativi effetti sull’ansia, la depressione, lo stress, il dolore cronico, i disturbi dell’alimentazione, della sessualità, le dipendenze ed altro ancora.

Le applicazioni cliniche sono ampie, dalle patologie psicosomatiche alle sindromi da dolore cronico, alle patologie psichiatriche e, con sostanziali modificazioni, anche alle situazioni generiche: ambienti carcerari, scolastici, professioni sanitarie, situazioni di disagio sociale.