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Partendo dalle elaborazioni teoriche del geniale, ma poco conosciuto, fisico tedesco Burkhard Heim, dalle intuizioni del matematico Fantappié, dagli studi sul comportamento quantico del cervello umano condotti da Roger Penrose e Stewart Hameroff, dai modelli di simulazione dei neuroni di Hopfield, la “Fisica di Dio” perviene a una nuova e completa teoria che segna una svolta nell’approccio unitario alla conoscenza abbracciando i principali campi dello scibile, dalla Biologia alla Fisica, dalla Medicina alla Spiritualità.

Il Vuoto, secondo tale teoria, é una struttura composta da un reticolo in continuo movimento formato da microsfere che si comportano complessivamente come una gigantesca struttura neurale. Secondo la “Fisica di Dio” l’elettromagnetismo, e quindi la luce e le perturbazioni nel vuoto, é intimamente collegato alla gravità; un campo gravitazionale spiraliforme accompagna la componente elettromagnetica dei raggi luminosi. L’interferenza di queste particolari onde a spirale produce nello spazio forme più o meno stabili in grado di dare origine a tutto ciò che esiste nel Cosmo. Se ne deduce che la materia non esiste ma è il risultato di queste interferenze formanti che assumono, a livello subatomico, la forma degli orbitali previsti dalle equazioni di Shroedinger.

Il vuoto composto di sfere, come si evince da una rielaborazione da noi effettuata delle conseguenze della teoria di Heim, si struttura generando forme che richiamano la geometria platonica. Tra le forme d’impacchettamento di tali sfere, quella del tetraedro stellato assume una particolare rilevanza, poiché si può dimostrare che la figura ricavabile sezionando detto tetraedro, attraverso piani che passano attraverso i diametri delle sfere, è l’unica che si manifesta nella nostra realtà ed è alla base di tutto ciò che possiamo osservare e misurare in natura.

Alcune particolari molecole atomiche, prima tra tutte il metano, grazie alla similitudine con questa forma e al perfetto rapporto proporzionale con le geometrie basilari del Vuoto, ne intrappolano parti ed entrano in risonanza con le vibrazioni del reticolo di sfere. La risonanza vibrazionale favorisce l’aggregazione di questi atomi danno vita a catene molecolari dalle quali, in seguito, sempre per risonanza nasce la materia vivente. È questa “risonanza” che permette alle molecole organiche di recepire e manifestare il contenuto neurale o, se si vuole, “intelligente” che si trova alla base delle dinamiche vibrazionali del Vuoto. In questo modo le idee e i progetti che nel Vuoto si formano, possono produrre nella materia organica strutturazione ed evoluzione facendo sì che essa si differenzi dalla materia inerte.

Secondo la “Fisica di Dio”, la manifestazione delle idee nel vuoto prende forma di perturbazioni elettro-magneto-gravitazionali; ovvero di luce trasportata da  fotoni cui è assegnato il compito di messaggeri di quelli che potremmo chiamare  “stati di consapevolezza” del vuoto. In pratica, le idee insite nella geometria del reticolo metronico che costituisce il vuoto e che evolvono adattandosi al contesto possono entrare nel dominio del tempo e manifestarsi nella nostra realtà attraverso l’apparizione di perturbazioni associate a fotoni (luce); è questa la constatazione che consente di superare la meccanica dei Quanti.

Fenomeni quantistici paradossali come l’Effetto Tunnel si presentano quando nel vuoto si determinano, per associazione, invisibili percorsi  associati a una nuova particella ipotizzata da Heim  e denominata “gravitofotone” che “vive” in uno spazio privo di tempo. Quando esiste una correlazione tra particelle, questa è registrata nel reticolo metronico e neurale che compone il vuoto sottoforma di informazione geometrica, ovvero di una “traccia” permanente. Se elementi materiali o perturbazioni intersecano e sollecitano questa “traccia”, essa risponde fornendo informazioni in forma di energia negativa e, quindi, modificando lo stato energetico delle particelle subatomiche producendo trasformazioni nella materia. Non è possibile osservare e misurare questi fenomeni poiché la loro apparizione produce istantaneamente una modifica degli stati quantici delle particelle; possiamo, però, rilevare l’effetto di un gravitofotone e della “correlazione nel vuoto” che esso manifesta a livello submicroscopico, ovunque si produce un “collasso della funzione d’onda” con il conseguente brusco passaggio dal comportamento quantico a quello classico.

I gravitofotoni sono, secondo la nostra teoria, i messaggeri di ciò che Jung definì “correlazioni di nessi acausali” legate ai fenomeni da lui denominati “sincronici” (o equivalentemente detti “sintropici” nella teoria del matematico Fantappié). Essi sono, altresì, assimilabili alle variabili nascoste previste da Einstein che consentono la finalizzazione dell’intero universo attraverso la manifestazione, nel nostro mondo, di idee della rete neurale. Senza gravitofotoni l’Universo si spegnerebbe nel Caos!  Alla luce di quanto emerso dalla nostra teoria possiamo analizzare, da un nuovo punto di vista, la tesi elaborata dai fisici Roger Penrose e Stewart Hameroff in relazione al comportamento quantico del cervello al fine di appurare se esistono possibilità d’interazione tra le informazioni del lattice nel vuoto e il nostro cervello. Secondo la teoria dei due fisici, denominata ORDH-OR, la tubulina, polimero di cui sono composte le connessioni tra i neuroni nel nostro cervello, esplica un comportamento quantico, ovvero ogni 25 msec è testimone di un “Collasso della funzione d’onda” cui i due scienziati attribuiscono il valore di “Stato di Coscienza”.

La nostra teoria, che pur attribuisce una diversa causa agli stati di coscienza (non ne parleremo in questa sede), va ben oltre questa tesi. Anche la tubulina, come i metroni di Heim, ha un comportamento dipolare rappresentabile secondo la teoria dei “vetri di spin” e, di conseguenza, è assimilabile a una rete neurale. In altre parole, nel nostro cervello dendriti e assoni che collegano i neuroni danno vita ad un secondo cervello, in quanto costituiti di tubulina. Va, però, osservato che la causa del cambio di stato tra i dimeri di tubulina è legata all’effetto Tunnel quantistico e, di conseguenza, la tubulina è un rivelatore di fenomeni quantistici, ovvero di gravitofotoni. La tubulina, quindi comunica ed “apprende” le correlazioni registrate nel Vuoto, ma essendo anche la materia di cui sono composte le fibre nervose, essa è in grado di trasferire tali informazioni ai neuroni del cervello. In tal modo le “idee nel vuoto” possono prendere forma nei nostri pensieri attingendo, per similitudine, ad altre idee e immagini già presenti nel cervello o scatenandone di nuove, generando simboli con valori universali; abbiamo così una possibile spiegazione al funzionamento  dell’Inconscio Collettivo junghiano.

Una conferma sperimentale dell’esistenza di un’intima connessione tra le menti umane ci viene dalle sperimentazioni che sono state effettuate a partire 1996 presso l’Università di Princeton e che ora sono alla base del Progetto Global Consciousness diretto da Roger Nelson. L’esperimento ha mostrato che le leggi della statistica alla base della produzione di numeri casuali da parte di una rete di generatori adottata per l’esperimento e distribuita in tutto il mondo vengono violate quando accadono, secondo i ricercatori del progetto, eventi che coinvolgono l’emozione collettiva degli abitati del pianeta. A questo fenomeno, però, la nostra teoria offre una diversa motivazione. La strumentazione adottata per la produzione dei numeri casuali (REG) fa uso di generatori di rumore bianco (successivamente trasformato in numeri casuali), basati su diodi ad effetto tunnel quantistico. Tali apparati sono, quindi, per loro natura rilevatori di gravitofotoni. Il fascio di gravitofotoni rilevati dall’apparecchiatura é indicativo, a nostro avviso, di una deviazione nel flusso naturale degli eventi prodotto da un “progetto” nel vuoto che, in tal senso, anticipa fenomeni di grande rilevanza. L’emozione, in questo caso, non svolgerebbe alcun ruolo. Questa osservazione sembrerebbe confermata dalla presenza di anomalie statistiche che precedono eventi rilevanti, oltre che seguirli. La più rilevante delle conseguenze della Fisica di Dio resta, quindi, la possibilità che l’Uomo possa non solo ricevere informazioni dal Vuoto, ma anche trasmetterle e che, di conseguenza, egli può co-operare alla variazione dei percorsi di crescita ed evoluzione del Cosmo. Le conseguenze, invece, di più immediata applicabilità sono legate al campo medico e in particolare alle medicine che utilizzano principi connessi alla psico-energetica. In questo ambito la teoria, individuando per la prima volta nei gravitofotoni la fonte dei messaggi finalistici, e nei fenomeni di risonanza con il vuoto l’origine e stabilizzazione della Vita, pone le basi per la creazione di apposite strumentazioni e l’elaborazione di nuovi metodi di cura.

Bibliografia
Per la bibliografia dettagliata si rimanda al testo cui si ispira il lavoro qui presentato:
Scala S., Bianchi F. (2011) “La Fisica di Dio – Oltre la Fisica dei Quanti una Nuova Teoria del Tutto” , Infinito Editori, Torino 2011